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31 Ottobre 2021
Giornale dei genitori

Nel mezzo del cammin


Quante volte abbiamo storto il muso di fronte alla fruizione non adeguatamente “colta” di un’opera considerata universalmente un classico della letteratura o di fronte a una versione ridotta e semplificata per lettori meno acculturati o addirittura destinata ai bambini. Infatti una definizione accreditata della parola “classico” recita “di realizzazione spirituale e culturale degna di studio ed elevata a modello esemplare”.

Ma Alberto Manguel sostiene: “C’è un abisso incolmabile tra il libro che è stato decretato un classico dalla tradizione e il libro (quello stesso libro) che abbiamo fatto nostro per istinto, emozione e comprensione: con esso abbiamo sofferto, abbiamo gioito, l’abbiamo tradotto nella nostra esperienza e, nonostante ci sia giunto tra le mani sommerso da strati di lettura, in fondo siamo noi a scoprirlo per primi, un’esperienza sorprendente e inaspettata […] Questo modesto diritto garantisce ai libri che chiamiamo classici la loro unica, utile immortalità.” E ancora Somerset Maugham: “Ciò che rende tale un classico non è il fatto che venga acclamato dai critici, analizzato dai professori, studiato nei corsi universitari, ma che i lettori, una generazione dopo l’altra, vi traggano piacere e giovamento spirituale.”

La Commedia di Dante, un classico popolare

La Divina Commedia è una delle opere più importanti della letteratura di tutti i tempi e ha meritato a pieno titolo la definizione di classico.

Un’opera classica è normalmente oggetto di studio da parte di letterati esperti, di docenti e di studenti, ma l’opera di Dante è conosciuta e amata anche in ambienti molto diversi da quelli accademici. Difficilmente una persona di cultura medio-bassa si darà alla lettura della Gerusalemme liberata o ricorderà i versi delle liriche del Petrarca; la Divina Commedia rimane invece l’opera del passato non solo più letta e studiata, declamata da studiosi e attori in letture pubbliche, ma anche recitata a memoria da persone per nulla colte. In ciascuna delle cantiche, ma soprattutto nell’Inferno, ci sono terzine note come lo sono i canti popolari, terzine che ci si diletta a recitare in riunioni per nulla dotte, finanche nelle osterie.

Ma quali sono state le ragioni di tanta popolarità? Perché persone a stento alfabetizzate sono state nel tempo attratte dall’architettura dell’aldilà dantesco, dal viaggio fantastico, dalla drammaticità delle pene inflitte ai peccatori? 

Forse perché la Commedia è come Manguel la definisce “l’opera perfetta, propone un orizzonte così lontano verso cui viaggio tutti i giorni e non arrivo mai”, forse perché l’immaginazione dantesca risponde al bisogno di uno straordinario, che non è mai però la ricerca di vuota meraviglia, che si intreccia a una profonda religiosità e all’umana pietà.

E in qualche modo questa è la possibile spiegazione del fascino che questa opera ha sempre esercitato sui più giovani. I ragazzi, a dispetto di quanti credono che i miti, l’epos, i classici siano distanti dalla loro comprensione e dal loro gusto, sono fortemente attratti dal magico, dallo straordinario, dagli eroi ma anche dalle straordinarie virtù e dai grandi sentimenti e ancora una volta è l’Inferno la cantica che incontra più favore, anche nell’immaginario dei più piccoli.

La Divina Commedia raccontata ai ragazzi

In occasione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri non si contano le celebrazioni, le letture pubbliche, i dibattiti e le ristampe della Commedia. E nonostante le perplessità di molti rispetto alla scelta di semplificare un’opera altissima come quella di Dante al livello della comprensione infantile, si sono aggiunte di recente, alle già numerose pubblicazioni per bambini e ragazzi le ultime riscritture, stampate o ristampate per l’occasione. 

Naturalmente si tratta spesso di pubblicazioni goffe e di discutibile valore, parliamo di parodie o di riassunti semplificati di una cantica o dell’intera opera. Molte sono però le riduzioni per ragazzi – o addirittura per bambini – di buona fattura, che hanno il merito di avvicinare precocemente e in modo leggero i più giovani a una grande opera, che diventerà per loro più tardi, oggetto di maggiore approfondimento e di una più complessa analisi. 

È importante infatti ricordare che l’esegesi di un’opera proposta dalla scuola non sempre ne facilita la comprensione profonda e talvolta ne guasta il piacere della lettura. Al contrario, l’incontro precoce – sia pure in una edizione ridotta – con un’opera che affascina da piccoli, può predisporre a una lettura adulta più consapevole e proficua.

Fonte: Il Pepeverde, n.11 2021



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